Conseguenze dell’alluce valgo

Dalla difficoltà visibile a indossare delle semplici scarpe da ginnastica, ballerine da sera o babbucce per stare in casa, l’alluce valgo può portare a delle conseguenze che vanno ben oltre il dolore e il fastidio di non riuscire a deambulare in tranquillità .

Conseguenze dell'alluce valgoQuesta patologia podalica può portare a un sovraccarico delle articolazioni sovrastanti il piede come la caviglia, il ginocchio, l’anca e la colona vertebrale a causa dell’anomala postura che nel corso degli anni senza compiere delle visite, diventa abituale al paziente nonostante il dolore e il fastidio dei calli e delle borsiti derivanti dallo sfregamento contro la calzatura. Addirittura queste ultime possono provocare delle ulcere sui lati del piede.

La deviazione dell’alluce verso l’interno del metatarso può accompagnarsi alla comparsa di altre patologie debilitanti quali: la metatarsalgia della pianta del piede, le dita in griffe, le dita a martello e il neuroma di Morton. Eccole spiegate:

Metatarsalgia della pianta del piede

E’ una patologia locale corrispondente alla regione plantare del piede che di solito si manifesta indossando delle scarpe strette con tacco alto.

E’ una patologia algica (dolorosa) sostenuta da squilibri di carico del peso, attribuibili ad anomalie di lunghezza o di posizione dei raggi metatarsali. La difficoltà per il paziente è soprattutto nella deambulazione come nel calzare delle scarpe. In questo caso, le solette e i plantari del tipo anti-shock Noene intervengono proteggendo il piede dolente durante la camminata o le attività sportive, ma una visita dal medico podalico o ortopedico potrà aiutare a comprendere meglio come intervenire.

Dita in griffe

E’ una patologia che colpisce il piede ed è molto simile al dito a martello che si mostra con una deformità delle dita del piede che assumono un aspetto curvo simile a un martello.

Il piede in griffe, definito anche come dito ad artiglio, si presenta iperesteso nella zona del metatarso e delle falangi e flesso a livello delle articolazioni interfalangee. La patologia in media è presente nelle donne 5 volte in più rispetto agli uomini, dato dall’utilizzo di scarpe strette. Il dito interessato è il secondo, anche se la malattia può interessare anche le altre dita.

Il medico dopo un’attenta visita clinica e radiologica stabilirà come intervenire sul piede con le dita in griffe.

In alcune forme, è necessario seguire dei programmi riabilitativi mirati al miglioramento del tono muscolare; spesso sono consigliati dei trattamenti podologi siliconici del tipo della Noene, utili a separare le dita in griffe dalla pianta della calzatura.

Nei casi più difficili, è necessario intervenire chirurgicamente optando per delle nuove tecniche mininvasive percutanee, che danno risultati migliori senza lasciar segni evidenti di cicatrici sulla pianta o sul dorso del piede affetto dal dito in griffe.

Dito a martello

Il nome di questa patologia algica deriva dalla forma ricurva delle dita del piede (che somigliano a un martello per piantare chiodi alla parete), a causa della distorsione dell’alluce valgo verso l’interno.

E’ una deformità frequente che coinvolge in genere il secondo, il terzo e il quarto dito del piede.

All’origine di questa deformità c’è un’instabilità dell’articolazione provocata da uno squilibrio tra i muscoli brevi e i muscoli lunghi del dito interessato. A seconda della falange interessata, si possono distinguere delle deformità come il dito a martello proprio, a maglio o ad artiglio.

Questo può provocare dolore mentre si cammina o si muove il piede con conseguenti calli e borsiti.

Neuroma di Morton

Tra le conseguenze negative della cattiva cura o del disinteresse dell’alluce valgo, vi è il neuroma di Morton, dal nome dal chirurgo americano Thomas George Morton, che nell’Ottocento descrisse per primo questa sindrome dolorosa, chiamata anche neurinoma di Morton, nevralgia di Morton, sindrome di Morton, metatarsalgia di Morton, (che nulla ha a che vedere con le formazioni tumorali come il termine “neuroma” potrebbe far pensare).

E’ un fastidioso rigonfiamento provocato dallo sviluppo di tessuto cicatriziale fibroso attorno del nervo interdigitale; una fibrosi che può raggiungere le dimensioni di una oliva che si trova fra le teste metatarsali e che scatena crisi nevralgiche dolorose e intermittenti. Tra i soggetti maggiormente colpiti interessa quelli di sesso femminile di età compresa tra i 25 e i 50 anni a causa della compressione dei tacchi alti e dell’uso di collant o calze contenitive.

La patologia mostra una sintomatologia podalica specifica quali dolori, che si avvertono sull’avampiede e all’interno delle dita, bruciore all’interno della pianta del piede, formicolio, intorpidimento dei muscoli e il segno di Mulder, un click che si percepisce quando si comprime il piede sui due lati focalizzandosi nella zona dove è avvertito il dolore. Di solito questo ultimo sintomo si manifesta calzando scarpe strette come gli stivali.

Una diagnosi preventiva del neuroma di Morton può evitare peggioramenti: è un esame di tipo clinico che è poi confermato dall’esame ecografico e dalla risonanza magnetica.

Alla palpazione della zona interessata il paziente avverte forte dolore alla pressione. Questo è già un elemento di analisi per lo specialista.

Il medico ortopedico allora consiglierà se indossare dei semplici plantari o solette del tipo Noene (di solito dipende se i sintomi si manifestano nei primi mesi di stadio della patologia) o procedere direttamente con un’operazione chirurgica (quando si è già a uno stadio avanzato della malattia).

Queste conseguenze si possono evitare con una visita dal medico podalico o ortopedico che con esami clinici e radiologici stabilirà se il piede sia affetto da valgismo e se questo possa manifestarsi in metatarsalgie, dita in griffe, dita a martello o neuroma di Morton.

Un’attenta cura potrà così permettere di deambulare in casa, in giardino e di poter lavorare in tranquillità lontano dai dolori e dai fastidi di un piede affetto da alluce valgo.

Un uso di scarpe comode a pianta larga o con solette in silicone o in plastica, e la terapia di tipo riabilitativo consigliata dal medico dell’ospedale in cui si sarà ricoverato, permetteranno al paziente, dopo l’operazione chirurgica di poter tornare alle sue normali attività lavorative e anche di poter passeggiare nel parco della sua città senza avvertire fitte o dolori plantari di alcun tipo.